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Ascoltavo distratto
ritratti confusi di te
quando hai bussato.
Mi sarei tolto una o due costole
per farti posto,
t’avessi visto.
Quando sei tornato,
dissotterravo radici
certo che l’inverno non sarebbe finito tanto presto.

Parole di piombo
sparate con disprezzo
su sagome di carne.
Sanguina ancora
violentemente
mentre digrigna i denti
nell’ultimo sussurro di te.
L’hai quasi ucciso, sai?
Volti le spalle noncurante,
con l’arroganza di chi sa che vivrà per te.

Roboanti riecheggiano
silenzi confusi
su immagini annebbiate
di giorni mai sazi
del tuo veleno di miele.

Non me ne andrò,
dice.
Ingenuo
ridi,
mentre inspiri speranza
diluita in trasognata felicità,
dimentico delle cicatrici che porti.